Salario di produttività tra aliquota dimezzata e servizi di welfare
L'editoriale di Eufranio Massi
Il salario di produttività e la riduzione dell’aliquota al 5%
Anche per il triennio compreso tra il 2025 ed il 2027 il salario di produttività erogato a seguito di accordi di welfare fruisce dell’aliquota già ridotta al 10% e, ora, dimezzata al 5%, per effetto della previsione contenuta nell’art. 1, comma 385, della legge n. 207/2024.
L’evoluzione degli accordi di produttività e il ruolo del welfare aziendale
I contratti di produttività, introdotti dieci anni or sono con l’art. 1, comma 182 della legge n. 208/2015, stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese come dimostrano i dati che, con regolare cadenza, sforna il Ministero del Lavoro, avuto riguardo agli accordi depositati, per il quale sussiste l’obbligo entro i successivi 30 giorni dalla sottoscrizione effettuata con le organizzazioni sindacali interne o territoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Tali accordi di secondo livello che, necessariamente, debbono riguardare un periodo congruo, vanno finalizzati alla produttività, alla innovazione, alla redditività alla qualità ed all’efficienza, e, alfine della valutazione degli obiettivi raggiunti, debbono contenere indici di misurazione oggettivi che vanno presi in considerazione anche per valutare l’apporto dei singoli lavoratori i quali debbono essere titolari di un contratto di lavoro subordinato, anche di natura parziale, sia a tempo determinato che indeterminato, ivi compreso il contratto di apprendistato. Gli accordi possono, senz’altro, prevedere, in caso di lavoratori con contratto di somministrazione a tempo determinato, la loro partecipazione agli obiettivi aziendali.
Le condizioni per beneficiare del salario di produttività
I premi di produttività (o anche di partecipazione agli utili aziendali), secondo un indirizzo costante fatto proprio dall’Agenzia delle Entrate, per poter essere corrisposti, oltre che essere misurabili e verificabili, debbono essere il risultato di obiettivi, che rispetto al periodo precedente, hanno raggiunto un incremento: ovviamente, se ciò non fosse, l’Agenzia si riserva di non riconoscerli, con tutte le conseguenze del caso.
Destinatari del salario di produttività sono i dipendenti che nell’anno precedente non hanno avuto un reddito da lavoro dipendente superiore a 80.000 euro: le somme destinate al salario con aliquota dimezzata, non possono superare i 3.000 euro che possono salire fino a 4.000 nel caso in cui vi siano lavoratori coinvolti pariteticamente nella organizzazione del lavoro.
Il legame tra produttività, qualità e premi di performance
Gli accordi collettivi possono prevedere che le somme erogate a tale titolo possano essere convertite in tutto o in parte in servizi di welfare (i contenuti sono i più disparati e qui, la fantasia aziendale e delle organizzazioni sindacali ha avuto modo di esercitarsi pienamente): in tal caso, la defiscalizzazione e la relativa decontribuzione divengono totali.
Sempre più lavoratori decidono di convertire le somme ricevute in servizi di welfare, cosa che consente anche di venire incontro ad esigenze proprie o della famiglia (sto pensando, ad esempio, all’acquisto di libri scolastici).
L’incremento dei servizi di welfare nella retribuzione dei lavoratori
Il crescente ricorso agli accordi dì produttività nel settore privato, con una elevata accentuazione nel nord Italia (ma anche il centro ed il sud hanno, di molto, migliorato le loro percentuali) sta portando il mondo del lavoro a cercare una valorizzazione delle retribuzioni non più legate, soltanto, a prestazioni lavorative da svolgersi secondo un orario contrattuale ben definito, ma a obiettivi di qualità e di miglioramento: del resto, tralasciando, ogni discorso relativo al salario di welfare, è sufficiente pensare a come stia cambiando, oggi, l’approccio sin dai colloqui che i responsabili delle risorse umane registrano nei colloqui pre-assuntivi. Sempre più i giovani, soprattutto se in possesso di qualifiche con prospettive teoriche di carriera, si informano circa l’esistenza di piani di welfare e di forme di lavoro dotate di flessibilità.
Salario variabile e flessibilità: Una nuova visione del lavoro
La via del salario legato alla efficienza ed alla produttività (ovviamente, misurabile e non legata all’arbitrio datoriale) va percorsa con maggiore decisione correlando sempre più salario variabile alle prestazioni dei dipendenti: oggi, a distanza di dieci anni si può dire che quella scelta del Legislatore fu giusta.
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