Permessi per procreazione assistita: cosa prevede la legge per i lavoratori
Roberto Camera risponde alle domande degli utenti
Ci sono permessi per i dipendenti che avviano una procedura per la procreazione assistita?
Non esistono, per legge, permessi per i lavoratori che vogliano avviare una procedura per la procreazione assistita.
Va verificato il CCNL applicato tra le parti. Infatti, alcuni contratti collettivi dispongono periodi di congedo per questa casistica di assenza dal lavoro.
L’INPS, con il messaggio n. 7412 del 3 marzo 2005 è intervenuto sull’argomento, andando a specificare che “le pratiche di procreazione assistita, pur non potendosi considerare “malattia” in senso classico, devono essere ad essa assimilate.”.
L’INPS prosegue, dicendo che “saranno accettate ai fini della loro indennizzabilità, le giornate di ricovero e quelle successive alla dimissione, prescritte dallo specialista e necessarie per un sicuro impianto dell’embrione: mediamente, appaiono congrue due settimane dopo il trasferimento dell’embrione nell’utero.
Per quello che riguarda i controlli ecografici ed ematici quotidiani, si farà ricorso ad altri istituti contrattuali (permessi orari), ad eccezione di fattispecie particolari che possano integrare la necessità medico legale di un riposo anche antecedente la fecondazione assistita, valutabile nel caso concreto e, approssimativamente, in una settimana.
Ove vengano effettuate tecniche di procreazione assistita che richiedono il prelievo degli spermatozoi dall’epididimo o dal testicolo, un congruo periodo di malattia, valutabile nell’ordine dei dieci giorni, è riconoscibile anche al lavoratore.
Autore
Rispondi
Solo registrati possono commentare.
0 Commenti
Non ci sono Commenti!
Si il primo a commentare commenta questo articolo!