La manifattura del Mezzogiorno: crescita e innovazione controcorrente

Il 2023 si è chiuso con una sorpresa positiva per l’economia del Mezzogiorno: le medie imprese manifatturiere della regione hanno registrato un incremento del fatturato del 2,7%, mentre il Centro-Nord ha visto un calo del 3,6%. Questo dato, riportato nel rapporto «La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione», realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, mette in luce una dinamica inaspettata. Ancora più significativi sono i risultati delle esportazioni: un aumento del 4,4% al Sud, a fronte di una diminuzione del 2,1% nelle altre aree.

Un modello imprenditoriale in crescita

Le medie imprese del Mezzogiorno rappresentano una nicchia vitale del tessuto produttivo italiano: 431 società manifatturiere di capitali a controllo familiare, con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 17 e i 370 milioni di euro. Dal 1996 al 2022, queste realtà sono più che raddoppiate, passando da 213 a 431, con un incremento maggiore rispetto al Centro-Nord, che ha registrato una crescita del 13% nello stesso periodo.

Le regioni protagoniste di questa espansione sono la Campania (+114 unità), la Puglia (+46) e la Sicilia (+27). Sebbene le medie imprese rappresentino solo lo 0,5% del tessuto imprenditoriale meridionale, generano l’11,9% del valore aggiunto manifatturiero dell’area, confermandosi un motore fondamentale per l’economia del Sud.

Innovazione e transizione digitale

Le imprese meridionali si distinguono anche per l’impegno verso la digitalizzazione e l’innovazione. L’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno ha già avviato o avvierà investimenti nelle tecnologie 4.0 entro il 2026, rispetto all’82,1% delle aziende del Centro-Nord. Inoltre, il 41,3% prevede di adottare soluzioni di intelligenza artificiale nei prossimi tre anni, un dato superiore al 37,5% delle altre aree.

Nonostante la spinta verso il digitale, la transizione green avanza più lentamente. Solo il 66,6% delle imprese del Sud ha pianificato investimenti in sostenibilità, un dato in linea con il resto del Paese. Tuttavia, l’80% di queste aziende si concentra su tecnologie per energie rinnovabili, mostrando un impegno concreto verso un futuro sostenibile.

Sfide e opportunità

Non mancano le criticità. La pressione fiscale è più alta per le imprese meridionali rispetto al Centro-Nord, con un tax rate medio del 31,3% contro il 28,5%. Se il Mezzogiorno avesse beneficiato della stessa tassazione, le aziende avrebbero risparmiato 220 milioni di euro nel decennio 2013-2022.

Un altro ostacolo è rappresentato dalla difficoltà di reperire personale qualificato: oltre l’80% delle medie imprese del Sud segnala problemi in questo ambito, contro il 42,8% delle altre regioni. Per affrontare questa sfida, il 33,3% delle imprese prevede di assumere lavoratori stranieri nei prossimi tre anni.

Questi dati sottolineano un dinamismo del Sud Italia che merita di essere sostenuto. «Il nostro Mezzogiorno dimostra di essere una parte del Paese che vuole realizzare il proprio riscatto economico», afferma Gabriele Barbaresco, direttore dell’Area Studi Mediobanca. Per garantire continuità a questa crescita, è essenziale affrontare le sfide del mismatch occupazionale, semplificare la burocrazia e rafforzare il supporto istituzionale. Solo così il Mezzogiorno potrà consolidare il proprio ruolo di protagonista nell’economia italiana.