Salario minimo 2021: l’approvazione del Parlamento europeo

Dal primo gennaio 2021 quasi la totalità degli stati europei (per l’esattezza ben 21 su 27) ha introdotto un salario minimo nazionale. Un salario che oscilla fra i 322 euro della Bulgaria agli oltre 2000 euro presenti in Lussemburgo.

La scelta di introdurre un salario minimo è dettata dall’esigenza di combattere la povertà lavorativa e la disuguaglianza presente in questo settore. Il Parlamento europeo ha approvato il testo non legislativo con 365 voti favorevoli, con 118 contrari e 208 astensioni, accogliendo di fatto la proposta della Commissione di una direttiva UE proprio sull’introduzione di un salario minimo.

Il Parlamento ha basato la sua relazione su tre pilastri fondamentali: i salari minimi devono essere superiori alla soglia di povertà, le leggi sul lavoro e sulla sicurezza sociale devono riguardare anche i lavoratori su piattaforme digitali e la tutela delle donne in quanto più a rischio povertà.

L’obiettivo del Parlamento europeo è quello di avere condizioni eque nell’ambiente lavorativo e garantire il giusto equilibrio tra vita privata e lavorativa. Proprio su quest’ultimo punto si stanno rivolgendo le maggiori attenzioni in quanto, in mancanza per l’appunto di un sano equilibrio tra vita priva e lavorativa, sono le donne ad essere maggiormente esposte al rischio di povertà e di conseguenza escluse dal contesto sociale.

La relatrice Ozlem Demirel (La Sinistra, DE) ha dichiarato: “L’Unione Europea è una delle regioni più ricche al mondo nonostante questo però ci sono ben 95 milioni di cittadini europei che vivono a rischio povertà. In tutta l’Europa abbiamo bisogno di azioni che possano garantire salari e redditi che permettano una vita decente”.

L’approvazione da parte del Parlamento europeo testimonia i decisi passi in avanti fatti per garantire dignità lavorativa e far in modo che tutti possano sentirsi parte attiva per la crescita della società. La Ministra del lavoro Nunzia Catalfo ha dichiarato: “Questo strumento è necessario per combattere la concorrenza al ribasso sui salari che è tra le principali cause della diffusione del lavoro povero, e per ridurre le disuguaglianze che la pandemia rischia di accentuare.”

 

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